Gioacchino Zaccaria nei suoi pannelli di legno, ove riproduce monumenti architettonici, distingue i piani collegando le capacità sue di scultore che ricordano le teorie sui rilievi di Leonardo da Vinci, Giorgio Vasari e Cesare Brandi a quella di ogni buon pittore.
Quando infatti, per pochezza di spessore, il rilievo è minimo, egli rende, con abili giochi di prospettiva, l’illusione ottica di inesistenti oggetti e profondità e, come diceva Bernini, “per far avere rilevata cosa non rilevata”. In questo è l’impegno dello scultore, diverso da quello del modellatore, perché costretto solo a togliere materia, senza poterla aggiungere, per liberare il soggetto concepito o da riprodurre.
Gioacchino Zaccaria alle rappresentazioni, riprese da modelli disegnati dal vero o fotografati, senza scandalo perché anche Paolo Minghetti dipinse le sue opere d’arte con l’ausilio della fotografia, dando forma con vuoti e pieni, luci ed ombre alla sua abilità d’ intaglio.
L’artista scava rispettoso del legno dove si tocca l’animo e la pratica delle mani dell’artista. Una bravura vera e sincera.